Il furbone Salvini ha fino ad oggi avuto gioco facile nel cavalcare il tema dei migranti, anche se si notano segni di rottura di zebedei per le sue continue litanie.
E' ovvio che alcune ragioni ci sono e sono di buon senso: ad esempio il flusso incontrollato e non assistito, non è un buon esempio di integrazione; così come lasciare dei giovani migranti davanti ai supermercati a chiedere l'elemosina non è uno spettacolo civile; sappiamo che su queste considerazioni Salvini ha dalla sua parte il buon senso dei cittadini ed è per questo motivo che miete consensi.
Tuttavia, vi sono altri aspetti che invece sono preoccupanti: gli sgomberi senza preavviso che lasciano per strada centinaia di persone, oppure le politiche miopi che finora hanno accolto i mimgranti come merce a basso costo (su questo tema la Lega di Salvini non dice nulla! E come potrebbe? Le fabbriche del bresciano e del bergamasco e del nord-est sono piene di mano d'opera semi-schiavistica a costo irrisorio!!!).
Gli im-prenditori lombardi e veneti, cioè una parte della base leghista sa questa piccola grande verità, ma prevale poi la logica propagandistica "dell'invasione".
Ma chi l'ha voluta "l'invasione" gli operai del nord o i loro padroni?
Chi ha sfruttato la mano d'opera a basso costo degli ultimi della Terra? I penultimi o i loro sfruttatori?
E' evidente che una parte delle masse lavoratrici siano maldisposte contro chi (indirettamente e involontariamente) contribuisce ad abbassare il costo del lavoro e a diminuire le tutele sociali.
Per questi motivi aumenta la rabbia popolare nelle periferie.
Certo, la responsabilità è dei padroni e non degli operai, ma vallo a far capire a chi ha le bollette e il mutuo in scadenza. Fallo capire ai precari senza tutele con contratti capestro.
Le stesse considerazioni venivano fatte al tempo della grande immigrazione italiana negli USA durante i primi anni del '900; simili a quelle che venivano dette in Belgio, in Germania, in Svizzera contro la mano d'opera italiana a basso costo.
Queste domande e considerazioni scomode non vengono mai messe in evidenza. I pennivendoli dei giornaloni non sono in grado di formulare domande scomode, sia perché sono troppo presi dalle loro lingue penzolanti, sia perchè sono anche molto ignoranti.
Da questo punto di vista si capisce il temporaneo successo della retorica salviniana, anche se l'insistenza con cui inonda le tv potrebbe stufare.
Purtroppo c'è da aggiungere che dalle parti dello scacchiere politico filo capitalista (l'attuale cosiddetta "sinistra") viene fornito un discreto aiuto al successo di Salvini.
Quando, da quelle parti, continuano a lanciare campagne sui pericoli di "fascismo e di razzismo", ignorando tutte le altre considerazioni economiche e sociali sopra esposte, i loro lamenti finiscono col portare acqua al mulino leghista.
D'altro canto, da una "sinistra" che ha tradito (da molto tempo) le istanze popolari, i diritti sociali, la difesa dei contratti di lavoro, per abbracciare la bieca filosofia del libero "mercato" e della competitività, della precarietà elevata a ragione di vita, cosa ci si deve aspettare?
Ecco dove l'azione politica retorica si sfoga. Sulle presunte malefatte contro i migranti senza mai sfiorare minimamente il cuore del problema.
Una "sinistrta" avulsa dai reali problemi delle masse popolari, schierata sempre dalla parte del Grande capitale finanziario, in difesa dei privilegi e delle prebende (ossia gli ossi lanciati dal tavolo imbandito delle ricchezze), e puntualmente contro i tentativi di "critica" al sitema non può che scimmiottare una finta opposizione senza capo né coda.
In questa drammatica e desolante situazione la Lega ingrassa e fa dimenticare che è anch'essa partigiana del Capitale, pur con l'attenuante (e, nonostante vi sia molta malafede in tale azione, ciò va a suo merito!) che riesce a raccogliere il malcontento di larghi strati popolari.
Quindi occorre ribadire che la contraddizione principale è nel contrasto tra capitale finanziario e industriale contro le classi lavoratrici, e che il contrasto tra ultimi e penultimi è solo una mistificazione legata al vecchio principio del divide et impera.
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