Ascoltando le dichiarazioni del segretario del PD si rimane esterrefatti: chiede ad un movimento che ha la maggioranza relativa di accettare le proprie "condizioni". Tra i vari diktat c'è l'esclusione dell'ex presidente Conte, il no al taglio dei parlamentari, e discontinuità/rimozione di alcuni pentastellati.
La hybris del PD è la solita, anche negli accordi locali, i funzionari di tale partito si ponevano nei confronti delle altre forze politiche (specie di sinistra) con tale atteggiamento. il refrain era sempre lo stesso "o vi adeguate ai nostri voleri (in tal caso vi concediamo qualche posto di sottogoverno) o ve ne state all'opposizione".
Tale spocchia ingiustificabile era poi messa da parte con altre forze partitiche e sociali: regolarmente i rappresentanti politico-sindacali di area piddina e renziana erano pronti a morbidissime convergenze con Forza Italia, Verdini, Alfano, e altri personaggi simili; ed erano assolutamente sdraiati nei confronti dei rappresentanti del "capitalismo forte" e della Grande Finanza (FMI, BCE, Confindustria, FCA, ecc...).
Insomma dal livello nazionale al livello locale l'atteggiamento dei funzionari del PD è sempre uguale: "noi siamo i migliori, voi se volete governare con noi, presentatevi col cappello in mano!"
Sono davvero i migliori? In un certo senso sì: sono i più fedeli alla linea del grande capitale finanziario: più competitività=più flessibilità=più precarietà, meno diritti, meno proteste, più scaramucce sindacali di poco conto che non turbino i padroni del vapore e soprattutto meno fastidio possibile per i "sacri mercati" che non vanno disturbati nella loro opera di saccheggio della ricchezza prodotta e mal distribuita.
Il profilo psicologico-politico del funzionario piddino è caratterizzato da poche ma precise idee: far carriera nel partito e nelle istituzioni così da non dover lavorare (come fa la gente normale), spacciare tale carrierismo come (falso) "servizio" per la cosa pubblica, favorire possibilmente qualche parente, aumentare discretamente le proprie risorse economiche personali e familiari, comparire nei vari circhi mediatici in qualità di "fine interprete" della politica, fare accordi con chiunque garantisca tali privilegi senza un minimo di pudore e di principi etici, e via di questo passo. Ma soprattutto onorare il proprio ruolo di paladino del sistema turbocapitalistico, quindi fare l'avvelenatore dei pozzi per soffocare qualsiasi istanza di opposizione ai disegni neoliberisti, fare da pompiere nelle vertenze sindacali per addomesticare quei lavoratori che osano alzare la testa.
Ora se questa analisi è realistica, occorre chiedersi quanto potrebbe durare un governo 5stelle-PD?
Marco Travaglio afferma giustamente che in alternativa è pronto un governo Salvini, Meloni, Berlusconi, che sarebbe devastante, tesi assolutamente condivisibile, però, anche col PD, data la sua tracotanza (hybris), non durerebbe, e sarebbe difficile farlo nascere se il mister Magoo del PD pone così tanti veti (da una posizione di minoranza).
La strada dei 5Stelle è molto stretta e accidentata anche perché pongono temi indigesti a molte lobby, come ad esempio: la separazione del sistema bancario tra banche d'affari e banche di risparmio, salari regolati da norme e non decisi selvaggiamente da sfruttatori incalliti, tutela dei beni comuni, riforma del servizio pubblico radiotelevisivo, taglio dei parlamentari.
Quale settore della grande borghesia finanziaria e quali lobby neoliberiste possono gradire un simile programma?
Già con quota 100 e Reddito di Cittadinanza (al di là di alcuni limiti) c'è stata una battaglia furibonda per farli passare, figuriamoci questi altri 10 colpi al sistema incancrenito italiano.
Gli elettori saranno disposti a sostenere tale soqquadro a loro vantaggio? Gli italiani non hanno la tenacia per battersi per i loro stessi interessi, preferiscono mandare avanti gli altri, ma li appoggiano solo a giochi fatti (se questi vincono), altrimenti preferiscono starsene al calduccio.
Finora hanno preferito le fanfaronate senza conseguenze (quindi innocue) di Salvini, ora si tratta di sostenere un programma per il bene dei cittadini, sapendo che non è per niente gradito nei piani Alti del potere economico-finanziario.
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