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La doppia anima della Lega.

La doppia anima della Lega.

Il leghismo si dibatte tra due tendenze opposte, da un lato si propone come un "partito a favore dei ceti meno abbienti", dall'altro è disposto a portare avanti ogni istanza delle grandi lobby finanziarie.

Da questa contraddizione insanabile derivano le sue continue oscillazioni tra il parlare alla "pancia" delle masse, e fare accordi di governo coi potentati economici.

Giravolte sulle banche, sulla Tav, sulle concessioni alle multinazionali, sono sintomi di una oscillazione tra quello che la lega "vorrebbe" rappresentare (ceti meno abbienti) e ciò che invece rappresenta per interesse terzo.

Salvini ha reso la Lega "nazionale", ha messo da parte la voglia di sterminare i meridionali tramite l'Etna e il Vesuvio, e ha iniziato a solleticare il basso ventre della plebe.

Il gioco gli è riuscito con relativa facilità visto che sia il Centro Destra che il Centro Sinistra si sono caratterizzati come portatori di interessi delle oligarchie finanziarie e grandi-industriali.

Coi lavoratori e col popolo, col risollevarsi della classe media, tutto ciò c'entra assai poco.

Parlare male del PD e delle politiche economiche, migratorie, sociali, era semplicissimo, visto che la cosiddetta sinistra (in realtà mille ruscelletti di interessi diversi) ha portato avanti le peggiori politiche antipopolari concepibili, cosa che nemmeno il centro destra berlusconiano aveva osato fare.

Però all'atto pratico né Salvini, né il suo partito hanno mai avanzato proposte  credibili per il lavoro (non precario) e politiche per i lavoratori .

Anzi hanno concentrato il fuoco mediatico sul tema "migranti no" e, qualche volta sul "prima gli italiani", slogan questo, talmente vuoto e privo di reali contenuti, da far cadere le braccia.

Quali italiani "prima"? Quelli ricchi e straricchi sono già "prima" (interclassismo da strapazzo), quelli poveri invece, prima in cosa? Nel lavoro? (nessuna proposta leghista); nell'abbattimento della precarietà? (nessuna proposta leghista); nel miglioramento delle condizioni di vita? (nessuna proposta leghista). L'unico "primato" per i poveracci italiani, dunque, era prima la casa rispetto a rom e migranti! Tutto qui! E con questa "bella risposta" che riempie il basso ventre (ma lascia intatte le diseguaglianze), è finita la politica popolare della Lega (rutti e grugniti di approvazione).

Grandi visioni, grandi proposte, niet.

Giochi di palazzo, cambi di maggioranze, sì.

Se l'analisi è corretta occorre allora domandarsi come mai tanti appartenenti alle classi medie e meno abbienti si siano rivolti a questi "giocatori delle tre carte"?

La risposta sta in una crisi delle politiche di welfare, nella mancanza di proposte serie in tema di re-distribuzione del lavoro e di riequilibrio delle disuguaglianze.

Il welfare è stato abbandonato dalla cosiddetta sinistra, la distribuzione più egualitaria della ricchezza è vista dal centro destra come l'aglio per i vampiri.

E il vero tema centrale: la redistribuzione del lavoro non è all'ordine del giorno, perché non si è ancora compreso, fino in fondo, che la rivoluzione tecnologica e informatica gioca un ruolo irreversibile nell'espulsione massiccia della forza-lavoro e che non si può contrastare senza una politica complessiva di equa redistribuzione del lavoro in tutti i campi.

Inoltre l'espulsione e la precarizzazione del lavoro si accompagna al dumping salariale del cospicuo (direi enorme ed inesauribile) esercito industriale di riserva che determina un continuo ricatto per le masse lavoratrici: se un lavoratore osa alzare la testa ce ne sono altri 400 a prendere il suo posto!

Tale è stata la politica devastante, la dittatura sul lavoro, che si è articolata e compiuta in questi ultimi decenni, nel silenzio assordante di sindacati e partiti.

Quindi vista la desertica pianura politica e i nani che la abitano, le masse elettrici si buttano d'istinto, come naufraghi, su chi assomiglia di più ad un tronco che fluttua nella corrente o ad uno scoglio "sicuro". Peccato che non si tratti di un "tronco" a cui appoggiarsi, bensì di un coccodrillo pronto a "incantare" chi gli da retta.   

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