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Bella la campagna!

Non ci sono abbastanza lavoratori stagionali, braccianti, il raccolto rischia di andare in malora.

I migranti non si trovano.  (ironia della sorte).  E ci sono alti lai sui media nazionali.   Però fino a qualche tempo fa si facevano "servizi" (si fa per dire) giornalistici (si fa per dire) per fare da grancassa al    "salvini-pensiero" (oddio, pensiero, si fa per dire).

Ora in molti si accorgono che senza migranti la frutta e i raccolti languono o marciscono.  Quindi la vulgata dei migranti "rubalavoro" si scioglie come la panna al sole.

Eppure, nonostante tutto, niente si dice sulle condizioni bestiali in cui erano e sono tenuti questi lavoratori.

Condizioni di schiavitù, con caporali (criminali) che li usano e li derubano, persino dei pochi euro che riescono a guadagnare.  Le immagini degli ultimi della Terra, accampati dentro baracche di lamiera, plastica e cartone le abbiamo viste, così come le poche e meritorie inchieste che hanno denunciato il degrado in cui dovevano stare, sfruttati con paghe da fame, per lavorare con qualunque clima, dall'alba al tramonto.

L'opinione pubblica e la ministra dell'agricoltura ( tutti i ministri dell'agricoltura, anche precedenti) dovrebbero vergognarsi.  Tutti preoccupati solamente di trovare patate e pomodori a basso prezzo.

Nessuno ha alzato un dito per modificare questa brutale situazione.

La frutta e la verdura non viene portata dalla cicogna, viene raccolta da queste persone. 

Gli stessi contadini (quelli onesti) tirano a campare, perché i prezzi sono stabiliti dalle grandi catene commerciali che impongono il LORO PREZZO DI COMODO, e via via la catena di intermediazione si arricchisce sulla pelle di contadini e braccianti.

Nessun ministro si è impegnato seriamente per modificare quest'andazzo ignobile. 

Tutti concentrati solo sul prezzo finale al supermercato, mentre alla fonte nessuno interviene per difendere il vero costo del lavoro.

In tutta questa serie di "dimenticanze" si insinuano gli imprenditori (si fa per dire) agricoli disonesti e le agromafie di ogni risma, che dettano legge, intimidiscono, sparano, ammazzano.

Fino ad oggi, eh già.

Ora, in periodo di virus, qualcuno si "accorge" che le campagne sono svuotate e i lavoratori stagionali non ci sono (ma davvero?).  

Occorre smetterla con l'ipocrisia ed approfittare di questa crisi per stabilire nuovi parametri per la difesa del lavoro:  fornire i migranti e tutti coloro che lavorano nei campi di misure di sicurezza per la salute,  sedi dignitose (adeguate per condizioni igieniche e sanitarie), pagarli in modo adeguato, sconfiggere l'arroganza delle grandi catene commerciali che impongono il loro "prezzo" agricolo, vigilare sul rispetto dei diritti e delle norme del lavoro agricolo in sicurezza.  In queste condizioni i migranti che vorranno stabilirsi dovranno essere garantiti, così come coloro che preferiscono cambiare sede in base alle stagionalità.

Un ministro dell'agricoltura degno di tale incarico dovrebbe fare almeno questo minimo indispensabile.

 

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