
"L'inflazione si combatte attraverso l'innalzamento dei tassi di interesse per rendere più costoso il denaro"
Questa sciocchezza è il mantra dei monetaristi alla Lagarde, in tal modo mentre era nel board del FMI (FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE) ha contribuito in modo decisivo ad affamare la popolazione greca, mentre oggi dirige la Bce affossa milioni di famiglie europee con il rialzo automatico dei mutui.
I monetaristi arrivano quindi alla conclusione che in una situazione di inflazione, una riduzione della "massa monetaria", cioè dell'emissione di liquidità e di credito, provocherebbe un calo proporzionale dei prezzi, o almeno fermerebbe l'inflazione costante dei prezzi. Essi immaginano che la rimozione del sintomo curerà la malattia.
Ma proviamo a capire che significa combattere l'inflazione: alzare i tassi di interesse rende più costoso il costo del denaro, questo si traduce in difficoltà nel ricorrere al credito ( che è più oneroso) o un maggior esborso da parte delle imprese, compensata dal dover riequilibrare i conti.
Se il denaro costa di più, le banche lo cederanno a condizioni più gravose, quindi l'impresa ha tre possibilità, acquistarlo indebitandosi maggiormente, per comprare le materie e i beni che le occorrono, oppure ridurre la propria produzione per contenere le spese, o ancora tentare di alzare i prezzi delle merci se il mercato lo consente (ma ciò vale solo per alcuni tipi di merce e solo in condizioni di monopolio).
In tutti questi casi il risultato è la contrazione dei beni acquistabili dai ceti meno abbienti.
Questo dovrebbe curare i mali dell'inflazione?
Per chi è già ricco la cosa risulta indifferente, pagare di più un bene quando si ha a disposizione una massa enorme di denaro non manda in crisi, non crea problemi.
Vi sono personaggi (senza alcun valore) che guadagnano cifre da capogiro senza alcun merito, come nel caso dei boiardi di stato, cooptati dallo spoil system solo perché "fedeli alla linea".
Viceversa, per chi vive di lavoro e di salario, per chi ha un'azienda che necessita di risorse, o chi deve fare i conti con bilanci familiari molto magri, avere crediti bancari o un mutuo più caro importa eccome.
Ma a chi detiene le leve della Grande Finanza cosa importa?
Lagarde: «Non possiamo alleviare il rincario dei mutui»
«Siamo consapevoli» dei problemi che sta avendo chi ha preso dei mutui, «le famiglie stanno soffrendo a causa dei rialzi e dei rimborsi» che diventano più onerosi, «purtroppo non è qualcosa che possiamo alleviare perché il nostro compito è la stabilità dei prezzi e per ridurre l’inflazione c’è lo strumento dei tassi che dobbiamo usare»
Abbiamo visto crollare il tenore di vita della classe media in Grecia con le ricette monetariste/liberiste di Lagarde e soci, che con cinismo e sguardo di ghiaccio hanno visto affondare intere famiglie nella povertà.
«Il settore bancario dell’area dell’euro si è dimostrato resiliente di fronte alle tensioni sui mercati finanziari emerse» da marzo in poi. «I nostri aumenti dei tassi ufficiali si trasmettono fortemente ai tassi d’interesse privi di rischio e alle condizioni di finanziamento di imprese, famiglie e banche. Per le imprese e le famiglie, la crescita dei prestiti si è indebolita a causa di tassi debitori più elevati, condizioni di offerta di credito più rigorose e domanda inferiore». Questo è il linguaggio tecnico apparentemente "neutro" dietro cui si nasconde il board della BCE. Le giustificazioni sono risibili e si basano su una visione distorta dell'economia e delle politiche economiche, che (per costoro) non servono per garantire un tenore di vita decente alla popolazione, bensì per ridurre il rapporto di scambio con le altre monete.
Insomma la TECNICA BANCARIA AL POSTO DELLA POLITICA ECONOMICA.
«Con l’attenuarsi della crisi energetica, i governi dovrebbero ritirare tempestivamente e in modo concertato le relative misure di sostegno per evitare di aumentare le pressioni inflazionistiche a medio termine, che richiederebbero una risposta di politica monetaria più energica». Lo dice la presidente della Bce, Christine Lagarde, in conferenza stampa dopo le decisioni di politica monetaria. «Le politiche fiscali - aggiunge - dovrebbero essere orientate a rendere più produttiva la nostra economia e a ridurre gradualmente l’elevato debito pubblico».
Ecco il punto. Una visione ributtante dei rapporti economici e del patto sociale.
Poi c'è un altro metodo per attenuare l'inflazione: quello di incentivare le spese militari con conseguente drenaggio di risorse economiche che vengono sottratte al welfare per essere convogliate in trincea nei teatri di guerra.
Il gioco è sempre lo stesso: la crisi del profitto che cede tendenzialmente, man mano che cresce la produttività attraverso l'incremento della tecnologia informatica e dell'intelligenza artificiale, favorisce un maggior sfruttamento della produttività, a scapito dell'occupazione, sostituita da un maggior impiego delle tecnologie.
Perciò la crisi dei profitti deve essere compensata: uno strumento formidabile di compensazione è l'industria di guerra.
Essa permette di fare nuovi investimenti e nuovi profitti a cui può seguire l'impresa della ricostruzione: più distruggi, più dovrai ricostruire, più armi che fanno fuoco, più dovrai aumentarne la produzione e il munizionamento.
I Capitalisti delle armi, le lobby finanziarie fanno profitti da ingrasso!
Si distrugge un'intera area e muore una grande parte della popolazione: uomini, donne e bambini, ma ciò può interferire col profitto?
Può scuotere la coscienza di chi fa i conti solo con masse gigantesche di denaro? Ma nemmeno per sogno!
Ai CEO dell'industria e delle lobby delle armi, della Grande Finanza che gioca quotidianamente con i numeri
la sorte delle persone conta meno della sorte di una formica o di una mosca.
Poi, per avere crisi di coscienza, bisogna prima possederla!
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