Finché c'è guerra c'è (usa) speranza

 Sora Gioggia d'a Garbatella nun è fasista, essa è venditrice,

é commerciante.

Tutti i criticoni sinistri sbraitano pensando che vi sia una riedizione del ventennio, e che la Gioggia incarni il ducetto in gonnella, ma non è così.

Donna Gioggia è una furba affarista, sa che per farsi ben volere dagli apparati che contano, parliamo di Washington, bisogna essere azzerbinati,  a Lei interessa molto il piccolo potere feudale, sa che non può aspirare a nulla di più, sa di non contare niente nello scacchiere internazionale, perciò si attrezza a fare da comparsa.   

Come sa bene ogni commerciante:  "l'importante è accontentare il cliente, specie se questi è facoltoso ed importante".  Lei si adegua.

Al massimo può recitare ruoli comprimari accanto all'altra commerciante europea che viaggia di corte in corte.

Triste il destino dei post fascisti, si ispirano a nonno Benito, ma fanno la brutta figura di essere solo delle brutte copie dei personaggi da avanspettacolo.

Lo stesso dicasi d'altro canto per i nipotini di Berlinguer, ovvero coloro che sono filoatlantisti e guerrafondai esattamente come i post fascisti.

Accomunati dal compiacere il padrone a stelle strisce, collezionano figuracce da scimmie ammaestrate.

Chi ne fa le spese delle loro avances?

Il popolo  che vede i propri risparmi andare in fumo e i soldi donati alle lobby delle armi.

Di venditori alla Alberto Sordi del Film  l'Italia è piena.

Siamo un Paese di Poeti, Santi e Navigatori?  No, di mercanti che i politici trasformano in mercanti da strapazzo.

Triste piega del destino.

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